Come uno Studio di Design ha cambiato la Spagna – Intervista con Pepe Cruz
In un panorama del design internazionale che spesso celebra i pochi nomi che hanno fatto la storia della grafica d’oltreoceano, sono pochi i progettisti europei distintisi per aver creato un impatto continuativo tale da influenzare la vita di milioni di persone, per molteplici generazioni.
Uno di questi nomi è certamente Cruz Novillo – non solo graphic designer, ma anche pittore e scultore – conosciuto per essere diventato nei suoi oltre oltre sessant’anni di carriera “L’uomo che ha progettato la Spagna”.
Questo nominativo è più che giustificato dai fatti: basta visitare qualsiasi principale città spagnola – per rendersi conto di essere costantemente accompagnati dalla produzione di Cruz Novillo: i loghi da quest’ultimo progettati, per quanto aggiornati nel corso dei decenni, ne marchiano ancora profondamente i panorami urbani.
Se quindi non è già raro trovarsi contemporaneamente di fronte alle famose caselle tubolari gialle di Correos, di fronte allo stemma della polizia serigrafato sulle portiere delle volanti, calpestando nel contempo uno dei tombini col classico marchio Endesa, nella capitale Madrid questa sensazione diventa ancora più intensa, essendo lo stemma e l’onnipresente bandiera della comunità di cui la città stessa fa parte (corrispettivo italiano della regione) creazione della stessa mano prolifica di Cruz Novillo.
Come Saul Bass negli States, la produzione grafica de “L’uomo che ha progettato la Spagna” non si è limitata alla creazione di identità corporative di successo, ma anche di elaborati grafici che hanno segnato profondamente la cultura visiva spagnola: da poster cinematografici di grande successo, fino ad arrivare al design delle banconote dei Pesetas, nelle tasche dei spagnoli fino all’arrivo degli Euro nel 2001.
La grande esperienza di Cruz Novillo è diventata più di recente parte fondante del DNA dello studio “Cruz más Cruz”, fondato con il figlio Pepe, che negli ultimi anni non solo ha dimostrato d’essere un partner fondamentale per delineare il prossimo capitolo del business di famiglia, ma anche un testimonial decisivo per far uscire sempre di più il nome di Cruz Novillo dal tipico anonimato del graphic design, per portarlo a raggiungere – anche fuori dalla Spagna – la giusta notorietà quale uno dei maggiori attori del design dell’ultimo secolo.
Grazie all’azione di Pepe Cruz oggi possiamo godere dell’opera magna “Cruz Novillo Logos” di Counter-Print (che oggi ha raggiunto una seconda rinnovata edizione), di un intero documentario denominato “El hombre que diseñó España” e di molteplici mostre in musei d’alto prestigio.
Per questo abbiamo commentato direttamente con Pepe la lunga carriera del padre e, successivamente, ci siamo soffermati sulle prospettive future dello studio Cruz Más Cruz: il risultato scaturitone è stata un’intervista ispirata che ha approfondito tutti gli aspetti più inesplorati della storia di alcuni dei marchi più importanti e famosi di Spagna e, contemporaneamente, di ciò che ha portato un singolo studio a diventare l’interprete principale dell’identità di un’intera nazione e delle sue istituzioni.
Stiamo parlando dell’unico studio che ha cambiato profondamente l’immagine che abbiamo della Spagna, e di tuo padre Cruz Novillo che negli ultimi anni sta diventando sempre più iconico con il suo nuovo alias “El hombre que diseñó España”. In che modo Cruz Novillo è diventato “l’uomo che ha progettato la Spagna”?.
Mio padre è nato a Cuenca nel 1936, l’anno dell’inizio della guerra civile spagnola.
Nel 1958 arrivò a Madrid da Cuenca, che dista circa 200 chilometri da Madrid, e iniziò subito a lavorare nella pubblicità.
Ha iniziato a lavorare lì a soli 18-20 anni perché non era molto contento di studiare legge all’università e amava l’arte e il disegno. Così nel 1958, il 9 novembre, inizia a lavorare in Clarin, un’agenzia molto importante. Ha detto molte volte che la sua vita è cambiata quel giorno.
Era sicuro che la decisione che aveva preso fosse quella giusta: ebbe anche la fortuna di incontrare negli anni ’60 molte persone importanti del mondo del cinema, della pubblicità e dell’arte, una generazione di persone che finalmente divenne molto importante nella cultura spagnola nei prossimi anni.
Ma il modo rigido di lavorare in agenzia di pubblicità era troppo duro per lui: così, nel 1963, decide di creare il suo studio di design, prima con un socio e due anni dopo da solo.
60 anni dopo eccoci qui: “Cruz más Cruz”, uno studio di design a Madrid che lavora esattamente sulle stesse cose su cui lavorava lui 60 anni fa, e ora sto lavorando con lui.
Trovo impressionante che, dalla creazione dello studio, tutti i tipi di trademark principali – Correo, televisioni, banche – siano stati realizzati da un solo uomo. Come hanno fatto tutti questi importanti clienti a scegliere Cruz Novillo? E qual era il concorso di progettazione in quegli anni in Spagna?
In “El hombre que diseñó España”, un film del 2019, spiega che quando ha iniziato a lavorare in questo settore, la situazione in Spagna era preistorica: tutto deve essere fatto. Quindi lui e alcuni suoi colleghi avevano un lavoro enorme da fare.
Come adesso, anche allora aveva l’intelligenza per capire che c’era un modo migliore per realizzare questo tipo di design: quello che oggi potremmo chiamare lo stile internazionale.
Invece di prendere il pennello e la vernice, come molti suoi colleghi, capì che il righello e l’inchiostro nero erano gli strumenti principali per il grafico. È una gioia vedere come ora molti grandi marchi stiano tornando al design piatto: questo significa che mio padre non aveva torto e quello che ha fatto oggi era quello che sapeva 60 anni fa.
Penso che abbia molto a che fare con il buon senso e non con lo sviluppo degli strumenti di progettazione: certo, il computer aiuta molto, ma migliora principalmente la velocità di progettazione, non la qualità.
La qualità ha a che fare con molte altre cose, soprattutto l’idea. Se non hai la migliore idea, non ha senso usare lo strumento più recente, perché l’unica cosa che accadrà è che svilupperai una cattiva idea molto rapidamente.
Sono un architetto e a volte mi domando se, per esempio, Palladio o Michelangelo avrebbero lavorato meglio con i computer: la risposta che mi do è no; al giorno d’oggi sarebbero stati grandi architetti e artisti incredibili come lo erano già ai loro tempi.
Passeggiando per Madrid, puoi vedere tutti i segni del lavoro di Cruz Novillo e Cruz mas Cruz. Come ti senti a passeggiare per la città e ad essere consapevole che tutto è stato realizzato dal tuo studio?
[Ride] Beh, mi sento entusiasta. Mi stupisco di ciò da quando avevo circa otto anni, e ora che ne ho 52 provo le stesse sensazioni. È bello vedere che quei lavori funzionano ancora, dopo così tanti decenni dalla loro realizzazione.
Circa 20 anni fa, mio padre disse qual era per lui la differenza tra design e arte: se il designer è come se dovesse colpire il bersaglio con una freccia, l’artista invece è come se lanciasse la freccia e poi dipingesse il bersaglio attorno a quest’ultima.
E penso che se un progetto rimane invariato per decenni, non è solo un bene per i clienti – che risparmiano molto – ma per la società e l’ecologia, dal momento che molte cose non devono essere rifatte: le auto non devono essere riverniciate, i biglietti da visita e le buste da lettere non vengono rifatte, proprio come le insegne. È un concetto piuttosto moderno.
Questo è il motivo per cui a volte mi secca vedere come alcuni dei progetti che abbiamo realizzato nel nostro studio – o quelli di molti colleghi in Spagna e all’estero – siano improvvisamente cambiati senza alcuna necessità.
Ed è soprattutto ciò che sta accadendo con alcune case di alta moda.
Prendi Burberry: c’era davvero bisogno di cambiare quel meraviglioso cavallo con una specie di Sans Serif neutro e sciocco? Stiamo vincendo qualcosa eliminando il carattere fondante di molti trademark? È davvero triste per me vedere questo accadere.
Abbiamo visto come negli ultimi 20 anni alcuni dei vostri loghi più famosi mai realizzati siano stati modificati. Ad esempio, dopo che per decenni è stato creato, il trademark di Correos è stato ridisegnato due volte, una nel 2000 e poi l’ultima nel 2019. Quindi qual è la tua opinione su questi restyling? Vi hanno almeno contattati per una consulenza su come realizzarli?
Sfortunatamente nessuno ci ha contattati. Abbiamo appreso che Correos avesse cambiato trademark solo leggendo il giornale. Ed è la seconda o la terza volta dal 1977, quando mio padre disegnò il primo logo, utilizzando per la prima volta in Spagna la corona reale in un logo di un cliente pubblico.
Ad ogni modo, devo anche dire che sono felice perché Summa Design, lo studio di Barcellona che ha fatto il nuovo restyling di Correos, è stato rispettoso del lavoro di mio padre. Quindi non mi sento davvero triste per questo cambiamento.
Sarei stato dispiaciuto se il cambiamento fosse stato radicale: capisco che molte volte i trademark debbano cambiare, ovviamente. Grazie anche a questo noi designer abbiamo un lavoro da fare. Quindi, ovviamente, sarebbe sciocco pensare che il nostro marchio possa durare per sempre. Tuttavia, penso che il logo Correos che abbiamo progettato sarebbe potuto durare qualche decennio in più.
Mi sento più triste per alcuni altri marchi del nostro studio che sono stati cambiati per cose che non hanno davvero nulla a che fare con il nostro lavoro. E penso che in molte, forse in tutte quelle occasioni, l’evoluzione del marchio sia stata peggiore della precedente.
Come nel caso di Endesa e Repsol?
Certo [ride] certo! E più recentemente Visionlab e Renfe un paio di anni fa: penso che quei cambiamenti siano stati davvero tristi per il mondo del design in Spagna. Ma possiamo anche parlare del Banco Pastor e del Partito Socialista in Spagna, il PSOE – il partito del governo spagnolo – con la rosa e il pugno disegnato da mio padre nel 1977, lo stesso anno in cui disegnò Correos.
Penso che il partito abbia una sorta di confusione su come usare il loro classico marchio: ora stanno utilizzando anche il simbolo del cuore… il che è stupido secondo me, perché tutti i partiti politici in Spagna lo stanno usando, come se tutti ci amassero davvero così tanto.
Qual è il progetto preferito dello studio, secondo Cruz Novillo e Pepe Cruz?
Beh, dal punto di vista storico, amo i progetti che sono stati disegnati da mio padre anche prima della mia nascita, prima del 1969. Di quelli classici e forse più conosciuti, apprezzo Correos e PSOE; ma adoro anche un logo che è stato realizzato un paio di anni prima per un’azienda chiamata “Hache Muebles”, dove l’acca era composta da una sedia e la emme di da una scrivania. Davvero incredibile.
Un progetto che ha fatto molto bene al cliente e alla società è stato il marchio per la polizia spagnola: è stato disegnato a metà degli anni ’80 e funziona ancora perfettamente, con la sua semplificazione dello stemma del paese spagnolo che compare anche nella bandiera spagnola.
Penso che anche il lavoro per il “Diario El Mundo” abbia funzionato molto bene.
Credo che anche alcuni progetti recenti su cui stiamo ancora lavorando siano rilevanti, anche se la dimensione del cliente è più piccola.
Ad esempio, abbiamo lavorato un paio di anni fa al marchio di un’artista chiamata Marta Moriarty creando un logo che penso sia fantastico. E molto recentemente su un marchio chiamato CINC.
A volte faresti fatica a indicare l’anno di provenienza di molte di queste creazioni: se dicessimo che uno dei nostri loghi più recenti fosse in realtà del 1972, sarebbe totalmente credibile; se dicessimo che il logo del Partito socialista spagnolo è un’opera del 2017, anch’esso non sarebbe difficile a credersi.
Forse ciò non creerà un “effetto wow” nel cliente, ma nella mia esperienza ciò che crea un “wow” è correlato molte volte con la moda e smette di funzionare molto presto.
C’è un progetto in particolare, che ho sempre trovato affascinante: il design del logo per il Real Madrid che avrebbe potuto essere uno dei loghi calcistici più avanzati mai realizzati. La Juventus ha usato qualcosa di simile solo di recente, ed è stata al centro di molte polemiche. Qual è la storia dietro questo logo del Real Madrid? E perché non è stato utilizzato dalla squadra?
Sì, che peccato davvero. Ero entusiasta dell’idea che la Juventus Torino avesse accettato quella proposta: che grande intelligenza dietro quella decisione!
Sfortunatamente, con il Real Madrid, in quel momento non è successo. Anche se era solo un logo per la fondazione del Real Madrid – e non per la squadra – alla fine non è stato utilizzato.
Continuo a pensare che sia davvero un grande logo. Penso che avrebbe funzionato. La sua modernità mostra che è come se mio padre potesse sapere cosa accadrà in futuro nel mondo dei marchi.
Forse in futuro qualcuno nel Real Madrid scoprirà di nuovo questo logo; sarebbe fantastico anche nel 2040.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla trasformazione delle identità aziendali in complessi programmi di branding. Qual è l’opinione della “Cruz más Cruz” su questa evoluzione e sul ruolo del design del marchio al giorno d’oggi? I simboli sono ancora rilevanti nello stesso modo in cui lo erano una volta?
Penso che negli ultimi 20 anni abbiamo notato come i rebranding o anche i marchi delle nuove aziende non siano più destinati agli studi di design. Non puoi avere uno studio di design di medie dimensioni a Madrid e pretendere di ricevere una telefonata da grandi aziende mondiali.
È una cosa del passato e penso che questo sia un male per il design e quelle aziende.
Ora sembra che una grande azienda con migliaia di dipendenti in tutto il mondo debba necessariamente parlare di identità grafica con un altro grande studio di branding.
“È quasi impossibile fare un ottimo brand con un brutto logo.”
Sfortunatamente, secondo me, molti studi di branding pensano che la parte grafica del branding non sia realmente rilevante.
Pensano che il processo di branding sia un sostituto del processo grafico. A mio parere, questo è sciocco e ne stiamo pagando le conseguenze. Ce ne possiamo rendere conto anche solo camminando per la strada.
È quasi impossibile fare un ottimo brand con un brutto logo. Le difficoltà sono così grandi nel far capire all’azienda un marchio con un pessimo progetto visivo.
Una cosa interessante collegata a “Cruz más Cruz” è il modo in cui lo studio trasforma i loghi piatti in sculture 3D. Di recente abbiamo visto qualcosa di simile realizzato anche da grandi aziende come Meta. Quanto è importante creare un logo in 3D?
Penso che l’idea di mio padre di creare loghi tridimensionali abbia molto a che fare con il fatto che è anche uno scultore.
Molte volte le sculture che abbiamo realizzato non erano realmente nel brief iniziale principale del cliente. È una sorta di offerta extra che facciamo a quei clienti per rendere i loro marchi più potenti. E la verità è che il 90% delle volte, quelle sculture vengono davvero accettate e alla fine diventano oggetti concreti posizionati nel mezzo di un luogo o una strada. E secondo la nostra esperienza, funzionano bene per potenziare il loro marchio.
Molte volte è come se la scultura e il disegno, la seconda e la terza dimensione, si sviluppassero contemporaneamente.
Non possiamo davvero parlare di design piatto. Potremmo dire che è piatto realizzarlo con inchiostro nero, ma la verità è che in modo molto naturale possono diventare tridimensionali.
Quindi l’idea alla base del progetto, che può essere impressa in un marchio piatto per essere facilmente utilizzabile sulle superfici, può anche essere trasformata in qualcosa di tridimensionale, da utilizzare come punto di riferimento.
Sì, esatto. O anche un’animazione digitale per il web. Per me questo modo di lavorare con il brand è contemporaneo e proiettato nel futuro: è unire movimento, semplicità, e l’obiettivo di durare davvero molti anni; è essere seri ma allo stesso tempo con un certo senso dell’umorismo.
Sono ogni giorno più convinto che questo sia un buon modo di lavorare, ma ammiro anche molti colleghi che lavorano in una direzione diversa.
Penso che il talento non abbia molto a che fare con gli strumenti che usi o con l’idea che hai sul modo in cui usi gli strumenti. Ha a che fare con il risultato finale e questo è qualcosa di crudele secondo me, sulla nostra professione.
Puoi avere uno studio di design con 200 persone e fare incredibili riunioni di brainstorming per mesi e mesi. Se i risultati di quel processo non sono abbastanza buoni, a chi importa davvero di quello che è successo?
“L’unica cosa importante è il risultato. Ed è per questo che questa professione è così difficile.”
E nell’altro modo, se ti svegli, buona giornata, prendi un paio di birre con gli amici al bar e poi vai al club a ballare e due whisky, e quando arrivi a casa disegna un bel logo giù su un fazzoletto, nessuno ti chiederà se disegni quel logo ubriaco o dopo essere stato in discoteca. Sono assolutamente sicuro di questo.
L’unica cosa importante è il risultato. Ed è per questo che questa professione è così difficile. Molte volte trovi progetti davvero deboli e sai che c’è un enorme lavoro dietro di loro. È terribile.
È un parere davvero profondo.
Ne sono sicuro, ma sono sicuro che questo può essere applicato anche al mondo delle canzoni.
Voglio dire, non so se per Paul McCartney è stato difficile scrivere “Yesterday” o “Let it be”. Non lo so, ma non mi interessa.
In un recente documentario sui Beatles, puoi vedere Paul McCartney con la sua chitarra, comporre la canzone “Get Back”, ed è incredibile vedere come qualcosa di così rilevante per l’umanità sia stato creato in un modo così semplice.
Non siamo tutti Paul McCartney; non siamo tutti Paul Rand o Saul Bass. Ma penso che dovremmo cercare di avvicinarci il più possibile a questi grandi maestri.
Parlando di progetti visivamente più complessi dei marchi, troviamo i tanti design di banconote realizzati dallo studio, in particolare quella di Pesetas. Come ha preso vita il progetto pesetas e come poteva essere pagato con gli stessi soldi ideati dallo studio?
È stato davvero divertente, secondo mio padre! Nel 1978 ricevette una telefonata dal governatore della Banca di Spagna: doveva aggiornare le banconote che da allora furono usate in Spagna.
Così mio padre iniziò a lavorare e fece una proposta che ora sembra ancora abbastanza moderna, ma che poi sembrava una rivoluzione visiva. E sì, è stato pagato con le stesse banconote che aveva disegnato [ride].
E lo studio ha cercato di ripetere questo bellissimo risultato nel 1999, quando si è tenuto un concorso a porte chiuse per disegnare le banconote in euro. Ho visto le proposte e una cosa molto interessante è che il simbolo dell’euro non c’è. Si doveva creare sia l’idea della banconota che il simbolo?
Sì, esatto! Una cosa interessante del concorso di banconote in euro era che nulla di ciò che appariva nel design doveva essere riconosciuto come di proprietà esclusiva di nessuno dei paesi europei. Quindi l’idea che mio padre aveva in quel momento era quella di utilizzare le opere d’arte storiche, nell’idea che le opere d’arte appartengano agli esseri umani dell’umanità, non a un paese a cui quell’artista appartiene.
E quando vedo quel progetto a volte sul nostro computer o anche sulla carta, penso ancora che sia un peccato che non abbia vinto, perché penso che avrebbe funzionato.
Ho letto che avete vinto un concorso per la nuova identità del governo spagnolo. Ho ragione?
Sì, è vero!
Il progetto non è stato ancora realizzato: quando potremo vederlo dal vivo, utilizzato o almeno sul tuo sito web?
Forse è davvero sciocco da parte mia, ma spero ancora che qualcuno nel Governo in Spagna apra il cassetto e utilizzi quel progetto. Ma sfortunatamente, penso che – dopo 10 anni, o forse 12 – sia difficile che accada.
Comunque, penso che ci sia ancora una piccola possibilità di vederlo usato. Quindi per ora preferiamo ancora tenerlo segreto. [Ride]
Sia la Spagna che Madrid sono alla continua ricerca di un’entità definitiva. Di recente, negli ultimi anni, Madrid in particolare ha cambiato molti marchi cittadini e attualmente è alla ricerca della sua identità. Cosa dovrebbe esprimere Madrid in un’identità visiva per essere Madrid?
Ora stiamo lavorando a una competizione per esattamente il marchio della città di Madrid. È davvero difficile perché Madrid non ha quello che avrebbero molte altre grandi città del mondo, solo uno skyline. Non abbiamo uno skyline. Non abbiamo la Tour Eiffel come Parigi.
Quindi è davvero difficile per noi lavorare nel mondo delle idee, alla ricerca di questo e del simbolo della città. Forse questo è il motivo per cui negli ultimi almeno 20 anni, molte persone hanno utilizzato come simbolo di Madrid l’Architettura di Philip Johnson, che è una specie di torri gemelle pendenti di 15°.
Secondo me, forse il simbolo più importante del Madrid nel mondo è la squadra di calcio. Il Real Madrid è il vero simbolo di Madrid. E forse il Santiago Bernabeu è il vero simbolo della città, il che è triste.
Dovremmo cercare di trovare qualcosa con più cultura, che faccia apprezzare la città anche dal punto di vista grafico.
Di solito è possibile sapere di più su Cruz Novillo, ma meno su Pepe Cruz. Come ti senti ad essere il discendente e l’erede di questo tipo di design?
Ovviamente, è una grande responsabilità perché invece di lavorare con Cruz Novillo in qualità di mio padre, credetemi se dico che sto lavorando con uno dei miei designer e artisti preferiti nel mondo e della storia del design e dell’arte. Mi sento molto influenzato dal suo lavoro e questo non ha nulla a che fare con il fatto che è mio padre.
Cruz Novillo è un artista e io, però, non lo sono. Comunque, penso che esserlo non sia necessario per essere un designer.
Quando hai capito che volevi essere non solo un designer ma anche un socio in affari di tuo padre? E che tipo di nuova visione hai portato alla precedente idea dello studio di design Cruz Novillo?
Penso che fosse abbastanza naturale: quando avevo 18 anni mio padre mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto fare in futuro. Gli ho risposto: “Papà, voglio essere come te!” Mi ha dato allora il miglior consiglio che qualcuno mi abbia mai dato in vita mia: mi ha suggerito di studiare architettura, e l’ho fatto. Ho fatto carriera a Madrid.
Ho iniziato a lavorare esclusivamente nell’architettura, realizzando edifici e case; ma sentivo che mancava qualcosa nella mia carriera.
Così ho parlato di nuovo con mio padre, gli ho detto che volevo lasciare il mio posto di lavoro e l’ho invitato a creare con me uno studio di design e architettura, “Cruz más Cruz”. Questo è successo 15 anni fa, nel 2007, l’anno della crisi economica mondiale: ma siamo stati felici di aver preso quella decisione. Forse come architetto ora avrei una macchina e una casa migliori, ma non una migliore vita. Non mi sono mai pentito di quella decisione.
Mio padre ora ha 85 anni e anche se sta avendo una carriera di successo soprattutto in Spagna, ho sentito che mancava ancora qualcosa, in particolare la conoscenza internazionale del suo lavoro.
Questo è stato molto importante anche per me quando ho deciso di lavorare con lui: rendere il suo lavoro rilevante anche fuori da queste mura e fuori città e questo paese. E penso che fortunatamente, lentamente, questo sta accadendo.
D’altra parte, mio padre non può essere meno interessato alla fama e al denaro: è così concentrato su ciò che ama, l’arte e il design.
Di recente hai aperto lo shop online dello studio; “Cruz más Cruz” sta diventando più di un semplice studio di design e più simile a un lifestyle brand?
Beh, non proprio. All’inizio il nostro ecommerce, nato solo circa quattro anni fa, aveva a che fare con i 50 anni dopo la creazione degli animali ABC per un’azienda spagnola chiamata Fósforos del Pirineo, scatole di fiammiferi dalla A alla Z.
50 anni dopo, mi sentivo come se quel lavoro meritasse un trattamento speciale; e alla fine si è tramutato in una serie di tazze.
Abbiamo scoperto che le persone volevano quelle tazze: così abbiamo creato un negozio online e, dopo le tazze, abbiamo venduto le stampe e poi altre opere rilevanti di mio padre.
Quel piccolo negozio finalmente è cresciuto e ora è davvero rilevante nel nostro lavoro quotidiano. I Correos di Spagna tre anni fa hanno consegnato a mio padre un premio, che consiste nel suo francobollo onorario: questo significa che con quel francobollo può spedire qualsiasi cosa ovunque, assolutamente gratis: e questa è una fortuna perché riceviamo ordini anche dall’Australia .
Stiamo andando alla fine della nostra intervista. Parliamo un po’ del futuro di “Cruz mas Cruz”: quali sono i vostri obiettivi in questo momento per il futuro?.
Come sai, fare il designer è difficile, nel senso che non è facile fare progetti futuri: i progetti futuri hanno molto a che fare con la propria situazione del Paese in cui si collocano. Se c’è una crisi nel tuo Paese, le aziende non hanno abbastanza soldi per prendere impegni con studi di design… ma io sono sempre ottimista: ero ottimista nel 2007 quando il mondo stava quasi per crollare e sono ottimista ora quando penso che le cose stanno andando sempre meglio ogni giorno.
E poi non siamo così lontani da una terza guerra mondiale; ciò potrebbe accadere il mese prossimo, quindi è davvero difficile fare progetti futuri.
Un’altra cosa che mi rende abbastanza ottimista per il futuro è anche l’organizzazione di mostre: forse ci sarà una mostra negli Stati Uniti il prossimo anno, ma non voglio dire molto a riguardo. Se siamo fortunati, se squilla il telefono se le persone apprezzano il nostro lavoro e ogni giorno è diverso dal precedente e dal successivo.
Detto questo, quale sarebbe il tuo consiglio ai giovani designer che volevano diventare il prossimo uomo che ha disegnato i propri paesi?
Sono professore all’università Francisco de Vitoria. Sono lì da 12 anni. Insegno Design e Architettura e penso che i giovani debbano credere a ciò che dicono i loro insegnanti: non dovrebbero sempre mettere in discussione tutto.
Il primo giorno in cui sono entrato alla scuola di architettura a Madrid, 35 anni fa, quasi tutti gli insegnanti hanno iniziato a parlare di Le Corbusier, Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto. All’inizio quei maestri erano difficili da capire per i principianti nel mondo dell’architettura e del design; ma col tempo ho capito che avevano perfettamente ragione.
“Penso che i giovani debbano credere a ciò che dicono i loro insegnanti: non dovrebbero sempre mettere in discussione tutto.”
Stavano insegnando qualcosa di oggettivo, che non aveva nulla a che fare con un’opinione personale.
Quindi questo è una specie di consiglio che do ai miei studenti sin dal primo momento: “per favore, credi a quello che sto dicendo, credimi. In futuro, ovviamente, avrai la tua opinione su molte delle cose che sto dicendo poiché avevo la mia opinione 32 anni fa, ma assicurati di essere d’accordo con me con un 90% di cose che dico perché ho imparato dai grandi maestri”.
In questo modo possiamo stare sulle spalle dei giganti.
Esattamente. È proprio così.
Grazie Pepe e sono profondamente grato che tu ci abbia incontrato oggi. È stata una grande opportunità e una grande intervista. Grazie mille.
Grazie, Daniel, per avermi ospitato.
© 2022 Daniel Salvi per Pirati Grafici
fuente: https://www.ipiratigrafici.it/come-uno-studio-di-design-ha-cambiato-la-spagna-intervista-con-pepe-cruz/